Marotta

La provincia di Pesaro Urbino, nelle Marche, accoglie Marotta, una località balneare che annovera circa 11.000 abitanti (detti Marottesi) e che risulta ripartita in tre frazioni, una facente parte del Comune di Mondolfo, da cui dista circa cinque chilometri, l?altra a Fano e l?altra ancora a San Costanzo. Insieme queste località rappresentano un'ottima meta idonea ai momenti di relax e di cultura, dal momento che custodiscono un ricco patrimonio artistico come la Chiesa di Sant'Agostino e di San Gervasio. Un borgo di pescatori che sta acquisendo sempre maggiore rilievo nel settore turistico, con la nascita di valide strutture ricettive: un ambiente accogliente posto tra la località di Ponte Sasso (nei pressi di Fano) e il Mar Adriatico, di cui sarà piacevole degustare i sapori della tavola magari in un ristorante sulla spiaggia, dopo una lunga giornata al mare. Del resto questa parte della riviera adriatica offre quaranta chilometri di spiaggia sabbiosa (da Gabicce Mare a Marotta) che danno l'opportunità alle famiglie o a quanti desiderino allontanarsi dal caos della città di riposare in spiaggette isolate e tranquille e allo stesso tempo di non negarsi alcun divertimento.

Per raggiungere Marotta:

 

in automobile prendere l'Autostrada A14 Bologna-Canosa e uscire al casello Marotta-Mondolfo percorrendo la SS Adriatica;

 

in treno seguire la tratta Marotta-Mondolfo escendere nell'omonima stazione ferroviaria;

 

l'aeroporto più vicino è quello di Falconara, in provincia di Ancona (circa 30 chilometri da Marotta) oppure quello di Miramare a Rimini.

 

Interessante notare come nel territorio siano rimasti segni di un passato importante che ha contrassegnato la storia; del resto Marotta e i suoi dintorni sono stati oggetto di transito di alcuni eserciti più rilevanti dell'antichità: molti esperti sono peraltro pronti a sostenere che proprio sulla vallata del Cesano (e non su quella del Metauro) sia stata combattuto lo scontro tra Cartagine e Roma nel corso della seconda guerra punica. E gli stessi storici associano il nome di questa stupenda località balneare a 'mala rupta' che in latino allude a una battaglia sfavorevole. Marotta si dimostra una località sempre attiva anche grazie agli eventi organizzati durante tutto l'anno come la sagra dei garagoi che il paese accoglie fin dalla seconda metà del ventesimo secolo. Occupiamoci ora in maniera più dettagliata della storia e del turismo di Marotta, una delle punte di diamante della regione Marche.

Mondolfo

In un'area abitata già dall'età neolitica, nel VI secolo sulla sommità della collina aveva trovato sede un castello bizantino, presso il quale attorno all'anno Mille avvenne l'incastellamento della cittadina.

Per sfuggire dai pericoli del fondovalle, in special modo dalla località di San Gervasio, oggi nella periferia sud di Mondolfo, dove sorgeva un'importante monastero del quale resta la superba Chiesa dal più grande sarcofago ravvennate delle Marche conservato nella cripta, la popolazione si rifugiò sulla collina di Mondolfo. Il Castello, connotato dalle vie disposte a ventaglio lungo il degradare del versante meridionale del colle con nobili palazzi e ricche chiese, a seguito di una costante espansione urbanistica venne fortificato con l'innalzamento di due possenti cinte di mura che, grazie all'intervento dell'architetto militare Francesco di Giorgio Martini nel XV secolo, avranno a coronamento l'invincibile rocca, poi atterrata dalla neonata Italia sabauda. Una posizione, quella strategicamente scelta per Mondolfo, a 144 m s.l.m., ad appena due chilometri dal mare e, a poco più dalla Foce del Cesano, non certo casuale. Il Castello domina il litorale e la strada marina che lo percorre, è a guardia della Foce del Cesano, controlla l'accesso all'intera vallata, vigila sulle vicine località di San Costanzo e Stacciola. Si può ammirare, qui dal Belvedere, in direzione est, l'Adriatico.

Mondolfo è stato un presidio della costa a tutela da eventuali sbarchi di Saraceni, come quella volta che – attraverso la località ancora oggi segnata dall'antica Chiesa di S.Vittoria che si intravede dal belvedere nel boschetto sul crinale della collina a nord est – si dovette respingere con l'astuzia un attacco in forze di turchi provenienti dal mare, scesi a Marotta, oggi località balneare, ed intenzionati a razziare tutto il possibile lungo la costa e la valle. Così, a maggior presidio della foce del Cesano, fu costruita (circa all'odierna Piano Marina) la Bastia, possente torre quadrilatera a guardia del delta. Vi si trovava, con ogni probabilità, già da epoca romana pure un approdo, seppure secondario, per il traffico locale. Le imbarcazioni ricevevano le merci che da qui potevano confluire dalle tante località della valle del Cesano, percorsa dal diverticolo della Strada Consolare Flaminia che, a Cagli, si ricongiungeva con la direttrice principale alla volta di Roma.

 

Fano

Storia 

Fano fu un centro piceno, come testimoniano ritrovamenti sporadici avvenuti in città e gli scavi di Montegiove e Roncosambaccio.

Fu poi un importante centro romano, conosciuto come Fanum Fortunae, nome che rimanda al "Tempio della Fortuna", probabilmente eretto a testimonianza della battaglia del Metauro: era l'anno 207 a.C. e le legioni romane sbaragliarono l'esercito del generale cartaginese Asdrubale, uccidendone il condottiero che, dopo aver varcato le Alpi con gli elefanti da guerra, intendeva ricongiungersi al fratello Annibale.

La città ebbe un notevole sviluppo durante il dominio romano grazie alla sua posizione strategica sulla via che congiungeva la valle del Tevere alla Gallia Cisalpina. Nel 49 a.C. Gaio Giulio Cesare la conquistò assieme a Pesaro, dando così inizio alla Guerra Civile contro l'antagonista Pompeo.

Solo successivamente Cesare Ottaviano Augusto dota l'insediamento di mura di cinta (ancora parzialmente visibili), elevando l'insediamento allo stato di colonia romana col nome di Colonia Julia Fanestris.

Alcuni secoli dopo, nel 271 d.C., si svolse nei suoi pressi la Battaglia di Fano che segnò la fine del tentativo degli Alemanni di raggiungere Roma, sconfitti dall'imperatore Aureliano.

Durante la Guerra gotica del VI secolo, a causa alla sua posizione nei collegamenti tra nord e sud Italia, venne assediata e devastata dagli Ostrogoti di Vitige (538) e poco tempo dopo ricostruita dall'esercito bizantino di Belisario e Narsete.

Palazzo della Ragione

Successivamente entrò a far parte della Pentapoli marittima (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona) di cui era a capo. Subì successivamente l'occupazione dei Longobardi e dei Franchi, fino a quando Ottone III non la donò a papa Silvestro II. Nel XIII secolo Fano si costituì comune; nel secolo successivo fu per un breve periodo sotto il dominio estense, dopo di che fu dilaniata dalla lotta intestina tra due famiglie: i del Cassero e i da Carignano.

Alla fine del XII secolo la città passò sotto il dominio Malatesta di Rimini, grazie ad un complotto ordito da quest'ultimi contro le due famiglie rivali. La famiglia Malatesta rimase al potere nella città fino al 1463, quando Sigismondo Malatestadovette lasciare Fano al duca di Urbino Federico da Montefeltro dopo un lungoassedio, nel corso del quale fu danneggiato l'Arco d'Augusto, simbolo della città. La popolazione si rifiutò di entrare a far parte del Ducato di Urbino e perciò divenne vicariato ecclesiastico.

Durante l'occupazione napoleonica dello Stato Pontificio fu saccheggiata e gravemente bombardata dall'esercito del Bonaparte.

Partecipò attivamente ai moti risorgimentali con la creazione di governi provvisori.

Durante la prima guerra mondiale (1915-1918) subì numerosi bombardamenti navali austriaci ed anche nella seconda guerra mondiale (1940-1945) trovandosi sulla Linea Gotica subì numerose incursioni aeree alleate miranti alla distruzione dei suoi ponti ferroviari e stradali e, da parte dell'esercito tedesco in ritirata, la distruzione di quasi tutti i suoi campanili (tranne quelli di S. Francesco di Paola e di San Marco), della torre civica, del maschio della rocca malatestiana e del suo porto peschereccio, ritenuti dal nemico infrastrutture sensibili[7] da non lasciare nelle mani degli alleati.

« Sugli Appennini, a sud di San Marino fu combattuta la più grande battaglia d'Italia; i nomi di Fano, PesaroCattolicaRiccione e Rimini rimarranno nella storia della guerra »

(Oberst i.G. Dietrich Beelitz und Oberst i.G. Adolf Heckel, Deutsches Hauptquartier Bellaria, estate 1945.)

 

Monumenti e luoghi d'interesse

Fanum Fortunae era sicuramente, in epoca romana, un importante centro sacro, infatti la città mostra nel suo nome (Fanum) un chiaro riferimento ad un'area sacra o tempio dedicato al culto della dea Fortuna. Sin dal 80-70 a.C. è da considerarsi certa la presenza romana in Fano. Il culmine della presenza romana si ha nel periodo imperiale augusteo ed infatti risalgono a quell'epoca un gran numero di monumenti.

Arco di Augusto 

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Arco d'Augusto (Fano).

L'arco d'Augusto, da sempre simbolo della città di Fano, fu in epoca romana la principale porta d'accesso alla Colonia Julia Fanestris, dedotta dall'imperatore Augusto Fanum Fortunae (tempio dedicato alla Dea Fortuna). È presumibile che nella Fanum Fortunae esistessero almeno altre due porte: una posta a sud e l'altra, prossima al mare, all'estremitàest del decumano massimo. Costruito sul punto in cui la via Flaminia s'innesta nel decumano massimo della città, il monumento si data, tramite l'iscrizione del fregio, al 9 d.C.

(LA)
« IMP. CESAR DIVI F. AVGVSTVS PONTIFEX MAXIMVX COS. XIII TRIBVNICIA POTESTATE XXXII IMP. XXVI PATER PATRIAE MVRVM DEDIT »

(IT)
« L'Imperatore Cesare Augusto figlio del divo Giulio CesarePontefice massimo,Console XIII volte, Tribuno XXXII volte, Imperatore XXVI volte, Padre della Patria edificò le mura »

Questa è l'iscrizione ricavata a grandi caratteri scolpiti nella pietra, in cui probabilmente alloggiavano lettere in bronzo. Realizzata esternamente in blocchi squadrati di pietra d'Istria, l'Arco si articola in due fornici laterali minori e un fornice centrale maggiore: la chiave di volta di quest'ultimo e decorata con una rappresentazione d'animale oggi non più riconoscibile. Il corpo base, ancora ben conservato, sosteneva una seconda struttura, ormai andata perduta, che ne costituiva l'attico costituito da un porticato in cui si aprivano sette finestre arcuate separate da otto semicolonne. Da notare che, nonostante il nome con cui è conosciuto, tecnicamente non si tratta di un "Arco", ma di una "Porta".

Mura 

Volute dall'imperatore Augusto nel grandioso progetto di monumentalizzazione della città e completate nel 9 d.C., le mura si conservano ancora oggi per circa i due terzi del circuito originario. La cinta si dirige a nord-ovest dalla porta di Augusto fino a raggiungere la quattrocentesca Rocca Malatestiana. La cortina muraria e realizzata in conci di pietra arenaria disposti a filari orizzontali (opus vittatum) con un riempimento interno di malta e scaglie di lavorazione ed e intervallata a spazi regolari da otto torri cilindriche, in origine dodici.

Porta della Mandria

Circa a metà delle mura romane si apre una porta minore di accesso alla città detta porta della Mandria dato che nel passato vi pascolavano le greggi. Aveva la funzione di consentire alla Flaminia di uscire dalla città per dirigersi a nord e raggiungere Pisaurum.

Cardo e Decumano 

Nella pianta attuale della città di Fano e ancora evidente: il decumanus maximus (attuale via Arco d'Augusto), prosecuzione urbana della strada consolare Flaminia, ed il cardus maximus ad esso perpendicolare, rintracciabile in parte tra l'attuale Corso Matteotti e la parallela via Nolfi. All'incontro di questi assi stradali si troverebbe il foro. Ai due assi stradali principali si affiancano, a distanze regolari, decumani e cardini minori.

Flaminia 

Fu voluta dal Console Flaminio, da cui prende il nome, e costruita a partire dal 220 a.C. Congiunge Roma a Rimini e probabilmente segue per lunghi tratti antiche strade protostoriche umbre. Solo i punti del tragitto più "difficili" venivano lastricati, mentre gli altri erano brecciati. A Fano la Flaminia entrava in città dall'Arco di Augusto e giunta in centro ripartiva per Rimini uscendo dalla Porta della Mandria (dietro il monumento ai caduti).

 

Quartieri 

Edicola con Madonnina eretta nel 1848, Fano - S. Orso

Agli inizi del XX secolo la città di Fano era tutta circoscritta all'interno delle mura; la suddivisione in quartieri corrispondeva alle chiese più importanti (Duomo, San Paterniano, San Marco, Piattelletti) e fuori dalle mura vi erano insediamenti solo nelle vie principali di accesso.

A partire dalla seconda metà del Novecento questi insediamenti si sono notevolmente sviluppati andando a formare anche quartieri all'esterno delle mura che ben presto sono stati inglobati nella città. Tra questi, degni di nota, da nord a sud sono: Gimarra, Lido, Paleotta, Trave, Poderino, Fanfani, Fano2, San Cristoforo, Don Gentili, Sant'Orso, Vallato, La Colonna, San Lazzaro, Sassonia e Ponte Metauro.

Sant'Orso 

Sant'Orso è uno dei quartieri più popolosi di Fano: a partire dagli anni '60 ha subito un primo notevole incremento con la nascita di casette singole per poi espandersi ancora di più negli anni '80 grazie alla creazione di numerosi condomini e villette a schiera.

Il nome del quartiere S. Orso deriva dalla denominazione di una fossa detta "Fossa Sant'Orso", la quale, nonostante sia stata parzialmente coperta, è ancora ben visibile.

Secondo una famosa leggenda l’avvallamento si formò in seguito ad un fatto avvenuto mentre si stava celebrando la solennità di Sant'Orso, vescovo della città. Un contadino, infatti, pur essendo stato ammonito di rispettare la festa, continuava ad arare il campo imprecando contro il santo e dicendo: "Se egli è un Orso, io sono un cane". Fu così che improvvisamente la terra si aprì e l’uomo venne inghiottito insieme ai suoi buoi e all’aratro.

Una edicola con una madonnina, edificata nel 1848 dal vescovo di Fano Luigi Carsidonio e Filippo Rinalducci, amministratore della città, attraverso una epigrafe latina ricorda l’origine del luogo e del fatto. 

Infrastrutture e trasporti [modifica]

Fano è al centro di un importante nodo stradale per lo svincolo di vie di grande comunicazione nazionali ed internazionali: è attraversata in senso longitudinale dalla strada statale 16 Adriatica che collega Padova ad Otranto e dalla Autostrada A14 "Adriatica" che collega Bologna a Taranto. Sempre longitudinalmente è stazione ferroviaria lungo il collegamentoMilano – Lecce.

In senso trasversale, fin dall'antichità, la città di Fano è stata collegata a Roma attraverso una delle più celebri strade consolari; la via Flaminia, oggi affiancata dalla superstradaFano – Grosseto, detta "dei Due Mari", che metterà in comunicazione la costa adriatica con quella del Mar Tirreno. Fino al 1987, inoltre, è stata in funzione una linea ferroviariache, risalendo la valle del Metauro, consentiva di raggiungere Fermignano ed Urbino (e, fino al 1944, anche Fabriano).

Per quanto riguarda i collegamenti aerei, la città dispone di un aeroporto turistico che si trova a 51 chilometri dall'aeroporto internazionale "Raffaello Sanzio" di Ancona-Falconara ed a 49 chilometri da quello internazionale di Rimini, mentre per i collegamenti marittimi con le altre nazioni del Mar Mediterraneo fa riferimento al porto di Ancona distante circa 50 km. Anche a Fano è presente un importante porto turistico e peschereccio dell'Adriatico.

Da Pesaro a Fano esiste un tratto di circa 10 km di pista ciclabile costiera facente parte della Ciclabile Adriatica in costruzione.

Eventi e manifestazioni 

  • Carnevale di Fano
  • Fiera Mercato dell'Antiquariato
  • Fano Yacht Festival, ad aprile e/o maggio a seconda delle edizioni nel porto turistico 'Marina dei Cesari'
  • ColleMar-athon, maratona con partenza da Barchi nell'entroterra metaurense e arrivo a Fano, la prima domenica di maggio
  • Super Quad Show, a maggio al Lido di Fano
  • Sapori e Motori, a maggio al Lido di Fano
  • Torneo Internazionale di Tennis Maschile, sorto sulle ceneri dei precedenti Internazionali Femminili di Tennis 'Città di Fano', a luglio presso il Circolo Tennis cittadino
  • Fano dei Cesari, rievocazione in centro storico e in altri quartieri cittadini nel mese di luglio delle radici romane della città
  • Fano Jazz by the Sea, generalmente a cavallo tra luglio e agosto nel porto turistico 'Marina dei Cesari'
  • FaNote, concorso musicale riservato a formazioni giovanili emergenti, al Lido di Fano a luglio e/o agosto a seconda delle edizioni
  • Accolta dei Quindici, rassegna di arti visive di opere di artisti locali che si tiene alla Rocca Malatestiana a luglio e/o agosto a seconda delle edizioni
  • Festa del Mare, tradizionale commemorazione estiva dei caduti fanesi del mare, ad agosto in zona vecchio porto
  • Nutata Longa, consueta gara di nuoto non competitiva in acque libere
  • Carnevale Estivo di Fano
  • Miss Fano, concorso di bellezza cittadino che si svolge nel mese di agosto presso l'Anfiteatro Rastatt nel Lungomare di Sassonia
  • Birra d'Augusto, degustazione di birre artigianali e nazionali in centro storico nei pressi dell'Arco di Augusto
  • Il paese dei Balocchi, nella frazione di Bellocchi dalla seconda metà di agosto
  • Fiera di San Bartolomeo, fiera cittadina che si svolge gli ultimi giorni di agosto nelle vie limitrofe al Lungomare di Sassonia
  • Festival per tutti i gusti, a settembre presso il CODMA di Rosciano
  • Incontro Internazionale Polifonico "Città di Fano"
  • Festival Internazionale del Brodetto e delle Zuppe di Pesce, a settembre al Lido di Fano
  • Corrifano, appuntamento podistico che si svolge a settembre sulle colline a nord di Fano
  • Fiera della Sostenibilità, a settembre in centro storico
  • Festa dei Fiori, mostra mercato di fiori, piante, vasi e articoli da giardino che si svolge nel centro storico nella seconda decade del mese di settembre
  • Settimana Africana Regionale, settimana di iniziative solidali alle popolazioni africane, a settembre e/o ottobre in centro storico
  • Fano International Film Festival, rassegna di cortometraggi aperta a registi italiani e stranieri che si tiene nel mese di ottobre alla Sala Verdi e al Teatro della Fortuna presso il Palazzo della Ragione
  • Festa del Mare d'Inverno, a dicembre presso il Mercato Ittico all'Ingrosso in zona vecchio porto

 

 

Senigallia

Storia 

Periodo preromano 

L'origine e la grafia del nome

Il nome Senigallia ricalca l'antico Sena Gallica, cioè "vecchia Gallia", in riferimento ai galli senoni che nel IV secolo a.C.fondarono il primo nucleo cittadino.

Fino agli inizi del XX secolo la grafia più diffusa anche in lingua italiana era Sinigaglia, come attestato da Dante(Paradiso XVI, v. 75), da Carducci (Il canto dell'amore) laGazzetta Ufficiale del Regno d'Italia e tanta altra produzione minore. Peraltro nella stessa epoca vi erano varianti come Sinigallia attestato non solo in epoca medoevale, ma anche nel 1860[10], ed anche Senigallia, che poi ha prevalso.

Cartina dei territori celtici in Italia

Senigallia venne fondata tra il 289 e il 283 a.C. dalla tribù gallica dei Senoni che si erano stanziati nel nord delle Marche fino alla valle del fiume Esino, nell'attuale provincia di Ancona: probabilmente la scelta, fatta secondo la leggenda da Brenno, fu dettata dalla presenza di una bassa collina fronteggiante il mare e dominante il guado esistente.
Da qui, definita la "capitale" dei Galli in Italia, alla guida del loro capo Brenno si mossero contro Roma vincendone gli eserciti e ritirandosi solo dopo il pagamento di un pesante tributo.

Città romana 

Dopo la battaglia di Sentino (295 a.C. circa) i romani ebbero il definitivo controllo sulla Campania, l'Etruria, l'Umbria e appunto il territorio tra il fiume Esino e Ariminum, (Rimini) popolato dai Galli Senoni che fu denominato da quel momento Ager Gallicus.

Nel 284 a.C. prese vita la colonia di Sena Gallica, la prima sull'Adriatico, al posto di quella che era la "capitale" dei galli in Italia, per distinguerla dall'altra colonia Sena (ora Siena) situata in Etruria, nell'attuale Toscana.

Nel 207 a.C. la città fu base di partenza delle truppe romane che infersero un duro colpo ai cartaginesi sulle rive del fiume Metaurosconfiggendo in battaglia Asdrubale Barca, fratello di Annibale, a cui stava accorrendo in aiuto.

Non si segnalano ulteriori fatti particolari durante l'epoca repubblicana ed imperiale per la città.

Periodo bizantino e Medioevo 

Egidio Albornoz, il cardinale che ordinò la bonifica della palude di Senigallia e il rinforzo del fortilizio

Dopo essere stata saccheggiata dai visigoti di Alarico I nel 400, Senigallia all'epoca dell'invasione longobarda in Italia, rimase sotto dominio bizantino al diretto controllo dell'Esarcato di Ravenna, costituendo assieme con Ancona,Fanum Fortunae (Fano), Pisaurum (Pesaro) e Ariminum (Rimini) la cosiddetta Pentapoli bizantina, seguendone tutte le vicende storiche fino alla donazione della Pentapoli al dominio del Papa di Roma.

Istituiti già da tempo la diocesi e il vescovado, la città conobbe un interessante sviluppo, anche economico (è di questo periodo, circa il XIII secolo, anche l'istituzione della Fiera della Maddalena), durante il Medioevo, scontrandosi però con gli interessi delle città vicine, in particolare Fano, Jesi ed Ancona: a causa delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline in Italia, Senigallia venne distrutta dalle truppe di Manfredi di Sicilia, che ne fece abbattere le mura.

A peggiorare la situazione contribuì la presenza a sud della città di una vecchia salina che, abbandonata a se stessa, divenne una malsana e insalubre palude salmastra: a seguito di tutto ciò la città si ridusse a poco più di un borgo arroccato attorno ad un vecchio fortilizio edificato sui resti di un'antica torre romana.

Senigallia (al tempo nota come Sinigaglia o Sinigallia) sopravvisse all'abbandono fin quando papa Gregorio XI decise durante il suo papato (1370 - 1378) di riportare la sede da Avignone (dove nel frattempo era stata trasferita) a Roma, delegando al cardinale Egidio Albornozl'incarico di restaurare l'autorità pontificia nel territorio dello Stato Pontificio: quest'ultimo infatti visitò "il borgo" e decise una serie di lavori da realizzare, principalmente l'inizio della bonifica della palude salmastra sorta al posto delle antiche saline ed il rinforzo del fortilizio che era ancora un'utile torre d'avvistamento sul mare.

I Malatesta 

La Rocca Roveresca, ultimata nel 1480 daBaccio Pontelli con l'influenza di Luciano Laurana

Nella prima metà del XV secolo la città, che stava lentamente continuando a riprendersi, finì nell'interesse e dominio della famiglia riminese dei Malatesta, grazie alla sua particolare posizione strategica esattamente equidistante tra Ancona e Fano.

In particolare fu Sigismondo Pandolfo Malatesta che si interessò a Senigallia, tantoché di fatto viene considerato il vero rifondatore della città: infatti decise la ricostruzione della cinta muraria e dei bastioni difensivi, seguendo in parte il vecchio tracciato delle mura abbattute e realizzando di fatto una città fortificata dalla forma rettangolare, seguendo un progetto che aveva come base il cardo ed ildecumano della città romana e duecentesca, inglobando nelle nuove difese il fortilizio fatto realizzare dall'Albornoz, che da questo momento divenne il nucleo su cui successivamente verrà edificata la Rocca Roveresca.

Oltre a rinnovare la città era necessario ripopolarla e darle di che svilupparsi: per questo Sigismondo diede nuovo impulso alla vecchia Fiera della Maddalena e stabilì delle agevolazioni fiscali per chi desiderasse trasferirsi nella "nuova città", attirando così molta gente dalle varie parti d'Italia, tra questi il nucleo della successiva comunità ebraica che aiutò a dare nuova linfa ai commerci della città.

La ricostruzione era però così costosa da costringere il Malatesta a contrarre debiti con il papa Pio II, che per questo gli tolse il possesso della città per passarla ad Antonio Piccolomini. La nomina a Papa di Sisto IV farà trasferire il controllo di Senigallia a Giovanni della Rovere, nipote del pontefice, che assunse il titolo di Duca: di questo passaggio rimane ancora segno nelle scritte IO DVX IO PRE [Giovanni, duca (di Sora ed Arce) e prefetto (di Roma)] incise nelle pietre all'interno della Rocca detta appunto "roveresca".

Negli anni successivi Giovanni della Rovere sposerà Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico, capo di un'antica e prestigiosa famiglia che dominava sulla città di Urbino e tutto il nord delle Marche. Nei 27 anni di regno di Giovanni, che morirà nel 1501, Senigallia viene ammodernata creando un Catasto, allargando le mura e dando vita alla Rocca per difendersi dal lato del mare, perfezionando i lavori di bonifica della palude, aumentando gli spazi verdi e pavimentando le strade.
Della Rocca si occupano gli architetti Gentile Veterani (che progettò il rivellino), Luciano Laurana (autore di varie modifiche agli interni) e Baccio Pontelli (ideatore dei quattro torrioni posti agli angoli della struttura). Quest'ultimo si impegnò anche nel progettare un nuovo convento e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, iniziata nel 1491.

Il governo di Cesare Borgia e il ritorno dei Della Rovere 

Targa che commemora la strage di Senigallia in cui furono uccisi Oliverotto da Fermo e Vitellozzo Vitelli

A cavallo tra XV e XVI secolo Senigallia cadde brevemente sotto il dominio di Cesare Borgia, passato alla storia come il duca Valentino, descritto come esempio di homo novus ne Il Principe di Machiavelli: egli in pochi anni, assecondato da suo padre papa Alessandro VI, riuscì a creare un dominio personale che andava dall'attuale Romagna fino a parte del nord delle Marche, diventando di fatto una potenza locale.

Divenne celebre in questo contesto, e passò alle cronache storiche, un incontro offerto dal duca Valentino ai suoi avversari della zona per arrivare ad un accomodamento, che invece si concluse con la nota strage di Senigallia, in cui fece arrestare e quindi uccidere i suoi ospiti.

L'esperienza del Valentino si concluse nel 1503, quando una semplice malattia gli impedì di partecipare agli intrighi per l'elezione del nuovo papa, successore del suo defunto padre. Al soglio di Pietro salì infatti Giulio II della Rovere, il quale gli tolse i domini fin qui ottenuti restituendoli ai propri parenti.
Infatti, dal matrimonio di Giovanni e Giovanna della Rovere era nato nel frattempo (1490Francesco Maria I Della Rovere, che verrà adottato dall'ultimo duca del Montefeltro, Guidobaldo, e unirà i domini delle due famiglie diventando Duca di Urbino nel 1508, assumendo quindi anche il controllo di Senigallia.

Da questo momento i Della Rovere governarono il ducato di Urbino e Senigallia, fino alla morte dell'ultimo discendente maschio della dinastia, avvenuta nel 1626, poi il ducato fu reintegrato nei domini diretti del papato. Fu costruito il palazzo ducale, il palazzo comunale, la Chiesa della Croce e si incluse nella cinta muraria pentagonale parte della riva sinistra del fiume Misa, cioè il quartiere del porto.

Inoltre la Fiera della Maddalena, poi divenuta Fiera franca (in quanto non si pagavano dazi doganali), si impose come una delle fiere più importanti del paese, con scambi di merci provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.

Settecento 

portici fatti costruire dal cardinaleErcolani in una foto dell'agosto 2009

Nel '700 la Fiera aveva preso così il sopravvento nelle attività commerciali cittadine (erano presenti 14 consolati esteri per proteggere gli interessi dei mercanti) che si dovette provvedere ad un primo ampliamento della città, abbattendo il tratto delle mura che costeggiavano la riva destra del fiume Misa, per realizzare i primi portici, poi dedicati al cardinale Luigi Ercolani che seguì i lavori.

A questo primo ampliamento, ritenuto non sufficiente, sempre nel '700 ne seguì uno successivo che comportò l'edificazione dell'ultima parte del centro storico attuale che va da via Pisacane fino al fiume allargandosi a sinistra fino all'attuale caserma della Polizia di Stato, e dai portici costeggianti il fiume (che vennero proseguiti fino al ponte vicino alla Cattedrale di San Pietro apostolo, iniziata nel 1762) fino all'attuale viale Leopardi: il progetto, nelle intenzioni, prevedeva pure la realizzazione di un ulteriore porticato lungo tutta la sponda orientale del Misa e l'allungamento delle mura, ma dato l'eccessivo costo di tutti questi interventi si decise per un loro ridimensionamento.

La parte in ampliamento comportò la realizzazione del teatro cittadino al di sopra di uno dei bastioni, poi divenuto famoso come teatro "La Fenice", omonimo del più famoso teatro veneziano. C'è da segnalare che in un primo tempo si prese in considerazione l'ipotesi di estendere invece la città "allungandola" verso Ancona: l'idea, poi scartata, avrà comunque una messa in opera dopo il terremoto del1930.

Ottocento e l'Unità d'Italia 

La casa natale di Papa Pio IX

Gli anni tra '700 e '800 videro il dominio napoleonico in Italia e la successiva restaurazione del potere papale, ma videro pure la nascita del rampollo della nobile famiglia locale Mastai Ferretti, il giovane Giovanni Maria: questi passò alla storia come papa Pio IX, l'ultimo papa-re, salito al soglio pontificio nel 1846 e destinato a concludere il pontificato più lungo della storia dopo quello che tradizionalmente viene riconosciuto a Pietro apostolo, quasi 32 anni.

Proprio negli anni tra Settecento e Ottocento ha inizio la crisi della "Fiera franca", causata da molteplici fattori: lo spostamento sempre maggiore dei principali commerci nell'Atlantico, con conseguente notevole calo dell'interscambio (fu anche operante il blocco continentale economico istituito da Napoleone per "sconfiggere" economicamente l'Impero britannico), il passaggio di epidemie ed il continuo progressivo interramento dell'alveo fluviale.
Per rendersi conto di quanto quest'ultimo incidesse, basti pensare che al tempo il molo era vicino all'attuale Foro Annonario, che venne realizzato proprio in quegli anni, cioè circa 250 metri dalla punta del molo attuale.

L'importanza della fiera per Senigallia, e per i senigalliesi, è dimostrata dalla stagione teatrale di quel tempo, che veniva fatta coincidere con il periodo fieristico per promuoverlo e "incoraggiarlo". Difatti la stagione del teatro "La Fenice" era molto nota e molti illustri artisti hanno presentato altrettanto note opere.
Si può quasi affermare che anche il turismo è nato a sostegno della fiera, finché non ha incominciato a vivere di vita propria.[senza fonte]

Con l'Unità d'Italia Senigallia (insieme a MonteradoCastel Colonna e Ripe) non venne fatta rientrare nella neoformata Provincia di Pesaro e Urbino (come la quasi totalità della Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro di cui faceva parte) bensì nella Provincia di Ancona. Ma per Senigallia l'unità nazionale comportò anche la perdita definitiva della Fiera Franca (ufficialmente nel 1869, ma come detto già in declino da molti anni), soppiantata dal turismo come attività economica prevalente: Senigallia fu tra le prime città a promuoversi a livello nazionale ed internazionale come luogo di svago e di riposo, approfittando della spiaggia che di lì a pochi anni verrà soprannominata spiaggia di velluto, e che tuttora ne è il simbolo turistico. Particolare è il panorama dalla riva: diversamente da altre località adriatiche, con un litorale rettilineo, da Senigallia il panorama è costituito dal Golfo di Ancona.

Nel 1853 venne realizzato il primo stabilimento balneare che, di fatto, dette l'avvio alla storia turistica della città di Senigallia, a cui si associava la stagione teatrale.

Novecento 

La Rotonda a Mare, ultimata nel 1933, qui fotografata nel 2005 durante una rara nevicata
Un Panzer V tedesco appostato nei dintorni di Senigallia durante la seconda guerra mondiale, nel 1944

A cavallo tra il XIX e XX secolo Senigallia aveva dunque già un'importante valenza turistica che incrementò negli anni successivi: simbolo di questo fenomeno (oltre all'attività del teatro "La Fenice", dotato di un palco di dimensioni simili a quello della Scala) furono loStabilimento Bagni (ora edificio vuoto) e la Rotonda a Mare, un tempo palafitta posta davanti allo Stabilimento Bagni a proprio uso e riedificata in cemento armato nel 1933 dopo il terremoto del 1930 nella posizione attuale.

A conferma dell'importante ruolo che la città aveva assunto in campo turistico, nel 1928 Senigallia - insieme a Cortina d'Ampezzo - venne riconosciuta sede della prima Azienda autonoma di soggiorno e cura d'Italia.

Nel frattempo la città continuava a svilupparsi urbanisticamente con i primi quartieri popolari fuori le mura e, segno dei tempi di pace, si decise per l'interramento del vecchio fossato esterno tutto attorno alla città e anche del canale Penna, situato là dove oggi passa viale IV novembre e che fino ad allora era servito a regolare il flusso delle fiumane che costantemente allagavano la città: ora queste si erano notevolmente ridotte con l'allargamento e l'arginamento del fiume come lo vediamo oggi, avvenuto agli inizi del '900.

Fu in questa situazione che Senigallia venne colpita da un fortissimo terremoto il 30 ottobre 1930, i cui danni furono ingenti in tutta la provincia, ma in particolare nella città: il teatro subì gravi danni, il vecchio seminario vescovile dovette essere demolito e trasferito fuori città, la caserma del Regio Esercito (ora della Polizia di Stato) venne seriamente danneggiata, un convento di monache di clausura (dove storicamente avvenne la famosa strage del duca Valentino) fu completamente demolito e fece posto all'attuale scuola elementare G. Pascoli, Porta Saffi (situata all'inizio del Corso II giugno) fu demolita. In generale tutta la città soffrì danni tali da rendere necessaria la riduzione di altezza di quasi tutti gli edifici dell'attuale centro storico e un drastico cambiamento della sua morfologia.

L'evento sismico ebbe come ulteriore conseguenza l'apertura della città all'esterno, con l'urbanizzazione dell'area a sud delle mura storiche fino alla nuova chiesa di Santa Maria della Neve, la costruzione dei quartieri popolari lungo la Strada statale 16 Adriatica e dell'attuale I.A.C.P. e in generale la costruzione di edifici nella zona fronteggiante il mare, nello stile Art Nouveau che andava di voga in quegli anni.
L'apertura della città all'esterno rese ancora più chiara la voga turistica che stava prendendo la città, e purtuttavia manteneva una zona portuale dedita alla pesca assieme al cementificio.

Il passaggio del fronte della prima e seconda guerra mondiale ha lasciato nella città fortunatamente pochi segni: i fori di proiettili che si trovano al Foro Annonario, la demolizione e ricostruzione dei principali ponti cittadini, soprattutto del ponte ferroviario, della Strada statale 16 e del Corso.

Successivamente la città attraversò un forte periodo di crescita e segnale della ripresa fu di nuovo e soprattutto il turismo: fu per facilitare ed incentivare la funzione turistica che ci si dotò del Piano Regolatore, che stabilì la vincinanza dell'autostrada alla città (per permettere la vista sul mare agli attraversatori, si disse) e ancora per tutti gli anni cinquanta esessanta Senigallia rivaleggiava con Rimini come principale centro balneare nazionale, cui si associava la stagione motoristica e di spettacoli.

La città nel frattempo si espanse a sud con il quartiere chiamato "le Saline" (in ricordo delle antiche saline che vi sorgevano) e il quartiere del "Ciarnin", i due quartieri di "Borgo Molino" e "Borgo Ribeca" verso l'interno e la frazione "Cesanella" (con la sua zona artigianale-industriale) ed il quartiere Cesano a nord.

Il nuovo millennio 

Gli ultimi anni hanno visto eventi importanti per la storia della città, vale a dire l'ingrandimento del porto turistico verso il mare con la sua contestuale separazione definitiva dall'alveo fluviale, che per secoli è stato "il porto" cittadino, e la demolizione dell'immenso complesso di edifici dell'ex cementificio "Italcementi", sempre nella zona porto.

I nuovi progetti per quest'ultima area prevedono il collegamento dei lungomari nord e sud della città e la realizzazione di un nuovo parco e di nuovi edifici, compreso un hotel di lusso.

Monumenti e luoghi di interesse 

Architetture religiose 

Architetture civili 

Il Palazzo del Governo, oggi sede degli uffici comunali, e la fontana del Nettuno inPiazza Roma

Architetture militari 

Siti archeologici